Pubblicato il 20/08/2009
Tra i membri della nobile famiglia Gambacorta, Francesco può essere considerato un vero mecenate, per il suo amore per l’arte e l’architettura.
Figlio di Giovanni e Margherita di Carlo di Monforte, conte di Termoli, sposò Caterina Della Ratta, nipote della grande Caterina della Ratta, contessa di Caserta, di Alessano, di Sant’Agata dei Goti, duchessa di Atri e marchesana di Bitonto. Costei, infatti, divenuta erede di tutto quel vasto dominio appartenuto al padre Giovanni della Ratta conte di Caserta e alla madre Anna Orsino, figliuola del principe di Salerno, fu data in moglie a Cesare d’Aragona, figlio naturale di Re Ferdinando. Rimasta vedova, sposò in seconde nozze, Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona duca d’Atri. Non avendo figli, prese a cuore la nipote Caterina, figlia naturale del fratello Francesco, dandola in moglie a Francesco Gambacorta, mentre maritò la sorella Diana a Giovan Francesco Sanseverino conte di Caiazzo. Caterina nel 1509 vendette le terre di Limatola, con tutti i diritti ad essa attinenti, ai coniugi Francesco Gambacorta e Caterina per la somma di ducati 30.000 (Quinternione IX fol. 228 e fol.5, in Repertorio dei Quinternioni di Terra di Lavoro e Molise. Archivio di Stato di Napoli). In seguito gli stessi coniugi ereditarono le terre di Dugenta, Melizzano, Frasso, Roccito e Valle. Francesco, dopo alcuni interventi di consolidamento alla struttura del castello di Limatola, restaurò la cappella di S. Nicola, intra castellum, la quale “è articolata in due navatelle coperte a botte, comunicanti fra loro con passaggi architravati e raccordati. Le due volte sono ritmate da nervature trasversali che suggeriscono o, comunque, simulano archi di sostegno” (Cundari, Due castelli in Campania, Gesualdo e Limatola.) Sulla porta di ingresso della cappella, in una lunetta istoriata si legge :
FRANCISCUS GAMBACURTA DOMINUS VIR PIUS HOC
INSTAURAT PROPRIO AERE SACELLUM
A.D. 1518.
Francesco Gambacorta e Caterina ebbero sei figli: Ippolita, Luigia, Giovanna, Margherita, Baldassarre e Anna. (Gianfranco Iulianiello, La famiglia Gambacorta feudataria di Limatola, in Rassegna storica dei Comuni. Anno XXIX n. 118-119 Maggio-agosto 2003). Anna riacquistò per la somma di ducati 19.000 dal Viceré don Pietro di Toledo, nell’anno 1533 il contado di Caserta confiscato ad Andrea Matteo Acquaviva, marito della già citata Caterina della Ratta, perché ribelle alla venuta in Regno del Re cattolico Ferdinando (Quinternione instrumentorum III fol. 335. Storia e successione feudale. Casertae Civitas, in Archivio Storico Campano, anno 1885).
Francesco Gambacorta fatta restaurare la cappella di S. Nicola ed emanati nel 1527 i Capitolari, norme che dovevano essere osservati sia dai feudatari che dai contadini delle sue terre, commissionò il polittico della Chiesa dell’Annunziata di Limatola (A.G.P.) ad uno dei più celebri artisti della prima metà del Cinquecento, Francesco da Tolentino, pittore marchigiano di cui l’opera fondamentale è rappresentata da due pitture conservate nella Chiesa di S. Maria a Parete in Liveri di Nola, ricordate dal Cavalcaselle. L’una è il polittico esprimente la Pietà e l’Adorazione dei Magi, con vari medaglioni sottostanti, in cui sono effigiati Cristo, tra S. Guarino, S.Pietro, S.Paolo e S.Benedetto, firmato: MAGISTER FRANCISCUS TOL…US PINXIT A.D.XXV. L’altro presenta la Madonna col bambino, tra santi e angeli firmato: ID IPSUM A FRANCO TOLENTINATE FACTU POSUIT SIMULACRUM AB UMANATO DEO 1530”. A Tolentino sono attribuite numerose opere di cui per economia di lavoro non trattiamo. Egli lavorò per alcuni anni a Napoli insieme agli artisti locali e fu uno degli immigrati che nei primi decenni del secolo XVI raggiunsero la capitale del Regno di Napoli, quali Protazio Crivelli da Milano e Bartolomeo Guelfo da Pistoia (G. Alparone). Subì l’influsso dello Spagna, dal Pinturicchio e dal Perugino giovane e delle tecniche pittoriche del Crivelli (L.Serra, L’Arte nelle Marche, Vol. II, Roma 1934, pp. 364-365).
Il Rotili parla di “insistenti e larghe risonanze umbro-marchigiane tanto nelle figure che nella descrizione dei personaggi” (M. Rotili, L’arte del Cinquecento nel Regno di Napoli, Napoli 1972).
Il polittico della Chiesa dell’Annunziata di Limatola, è datato 1527 e firmato nella predella: FRANC. TAULERI / NAS: ID IPSUM FECI / SIMULACRUM AB HUMANATO / DEO 1527.
Era contornato da una imponente e incantevole macchina lignea dorata di ellenica perfezione, ora non più esistente, perché asportata da ignoti nelle prime ore della notte del 19 settembre 1999.
I giornali riferirono l’accaduto e il settimanale “Il Resto” del 25 settembre del 1999 così titolava a tutta pagina a firma del dott. Pietro Di Lorenzo: “Furto clamoroso nella Chiesa dell’Annunziata di Limatola. Rubata opera rinascimentale di Francesco da Tolentino.” Nell’occasione fu asportata la macchina lignea con la predella, mentre il polittico fu risparmiato, perché in restauro presso la Soprintendenza di Caserta.
Il polittico è strutturato in due registri. In quello superiore presenta l’Annunziata (tela ad olio, cm. 120 x 240) e l’inferiore presenta al centro una Madonna in trono con bambino (olio su tela cm. 90 x 185), ai due lati S.Giovanni Battista e la Maddalena (olio su tela cm, 70 x 185).
La predella asportata con la cornice lignea era ritmata in cinque pannelli, descriveva la vita di Gesù e della Madonna: Natività, Resurrezione, Ascensione, Discesa dello Spirito Santo, morte e assunzione della Madonna.
Tre stemmi alla base del trono della Madonna riportano a sinistra una mano con lima, (stemma di Limatola) a destra la sigla A.G.P., al centro due leoni rampanti in campo, lo stemma dei Gambacorta.
Da ricerche di archivio si potrebbe risalire anche alla somma che il maestro Francesco Tolentino ricevette per il dipinto dal committente duca di Limatola Francesco Gambacorta, sulla scorta di quanto fece il Filangieri. Difatti l’economista e giurista napoletano da documenti rinvenuti in archivio riporta il prezzo della Pala d’altare raffigurante la Madonna incoronata dagli angeli che il pittore napoletano Pellegrino D’Isso, davanti al notaio Gerolamo Igrignetti, promise il 31 marzo 1505 per il prezzo di 25 ducati ad un certo Gerolamo Giacchetta da Monteforte (G. Filangieri di Satriano, Documenti etc. Indice degli artefici, Napoli 1891, Vol. V p. 347).
Per completare il discorso su Tolentino riportamo quanto riferisce lo studioso Mons. Agostino Felice: “ Franceschino o Francesco da Tollentino che è lo stesso, è un buon pittore umbro-maechigiano, vissuto tra il XV e il XVI secolo, seguace del Perugino o secondo altri del Pinturicchio, soleva spesso firmare le sue opere… Frutto della sua nobile fatica sono trittici o polittici, tavole, quadri, affreschi che decorano con grande pregio cappelle, chiese e monasteri in diverse parti d’Italia, nelle Marche, nel Lazio, nella Campania, a Napoli, a Liveri, a Vico di Palma, (e a Limatola).
Un trittico di Vico, conservato nella Chiesa della Madonna delle Grazie a Palma Campania è veramente bello, artistico e di pregiato valore…”(Mons. Agostino Felice, Addeo O.E.S.A.. Un trittico del 500 della Congrega di Vico di Palma Campania. Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale. Periodico 36 pp. 216-217).
L’importanza del trittico di Limatola è da ascriversi anche al fatto che a seguito del furto delle pale di Nola 1989, questo resta l’unica opera in Campania del Tolentino firmata e datata dall’artista. Il merito va al duca Francesco Gambacorta, il quale certamente lasciò i segni del suo amore per l’arte nel nostro territorio.
Morì tra il 20 e il 23 novembre del 1534. (G.Iulianiello. op. cit.).
Giuseppe Aragosa
Da MOIFA’ Anno XII, n° 4 (46) – ottobre 2006, p. 21