Pubblicato il 1/10/2009
A Frasso, la sera del 31 dicembre, mentre le famiglie stanno a tavola mangiando capitoni e fritture di pesce, un gruppo di persone si aggira per le vie dell’antico borgo, con strumenti musicali tradizionali o improvvisati, per “spenzare” auguri di lunga vita ai loro concittadini. Sostando sotto le singole case, il capo della compagnia proclamava con voce stentorea, una o più volte, a seconda del numero dei componenti maschi della famiglia: “Centomil’anni campa la vita del Signor, Dottor, Professor…..”. Tutti gli altri rispondono “Ammenno!”. Segue poi la cantata di “Santo Sirviesto”, della quale riportiamo il testo raccolto dalla viva voce di alcuni anziani.
LA CANTATA DI SANTO SIRVIESTO
Santo Sirviesto ca’ nui cantammo buono,
oggi è la festa, dimani è l’anno nuovo.
La festa santa, la festa, o’ Signoria,
Dio ce la manna ‘sta bella compagnia.
Scisce e sciuscelle pe’ l’aria va vulenne
vulenne chisti sciusci e tutti ce cunusce.
Us Deus, Us Deus che non è stat’o vero,
è stato Matteo, Matteo co lo collare.
Collare e collaretta facitece ‘n’afferta!
Facitaccella ‘e no presutto, ca ce portammo ancino e tutto,
faciteccella e’ ficosecche ca trasimmo e ce n’ascimmo.
Il tutto si conclude con l’offerta che il capo famiglia, più o meno generosamente, dona ai beneaugurati musicanti e cantori.
Questa bella tradizione frassese, un tempo molto viva, da alcuni anni va sempre più diradandosi. Bisogna essere grati a quanti con lodevole impegno cercano di prolungarla in questo tempo di globalizzazione che tutto appiattisce.
Cfr. Moifà 4, marzo 1996, p. 19