Pubblicato il 22/8/2009
I luoghi cari ad una piccola comunità sono il frutto di un’antica sedimentazione di sentimenti, di emozioni e di ricordi che sono stati coltivati amorevolmente nel tempo e che si sono stratificati lentamente nell’animo e nella memoria degli abitanti. Naturalmente il luogo per eccellenza è la Divinità nella quale siamo da sempre stati e sempre saremo, insieme tutti uniti vivi, morti e natura. E l’affetto per i luoghi è quindi una forma di religiosità che tiene uniti e legati ed è un esercizio a proiettarsi verso una religiosità più grande ed universale. La conoscenza di aspetti marginali, naturali e urbani,difficilmente possibile se si continua a vivere con i ritmi frenetici attuali, aiuta a costruire il cammino e a percorrerlo sino ad arrivare ad una forma di identificazione con il tutto. E ‘a preta ‘e miziuorn di Melizzano è stata una piacevole conoscenza,un altro tassello che ci ha aiutato ad allargare e a consolidare la nostra visione che non è quello che appare con evidenza, ma quello che c’è oltre il visibile. E un gruppo ristretto di amanti del camminare lento in ambiente naturale e soprattutto montano costituito da una signora napoletana, da un francese e da un inglese e dalle rispettive mogli, di cui una pittrice, è stato da me aiutato a raggiungere dopo due tentativi ‘a preta e miziuorn che si trova nel territorio montano tra il santuario della Madonna della Libera, Piano della Torre e Pizzo del Piano che svetta più su a circa 950 metri di quota. Naturalmente l’escursione è stata tecnicamente preparata in precedenza con l’individuazione visiva della pietra dal paese di Melizzano con l’aiuto di persone anziane che me la hanno indicata con il dito e che mi hanno consentito di fotografarla da lontano per memorizzarne il posto, la quota e di osservarne la posizione sulla carta I.G.M. Veramente strana questa pietra che è visibile soltanto dal paese di Melizzano e dalle sue campagne più a valle…
Non è visibile da Solopaca né da Frasso e nemmeno dalla strada provinciale che collega questi due paesi. Non è visibile nemmeno dalla zona Melizzano Vecchio e dallo stesso santuario della Madonna della Libera che si trova sotto una ripida falesia. Già perché la caratteristica di questa pietra, liscia e a parete perpendicolare di dimensioni quattro metri per quattro, è la sua particolare visibilità che è molto evidente a mezzogiorno quando il sole la accarezza e la illumina e invia il suo segnale orario ai contadini che lavorano e lavoravano nei campi, soprattutto a quelli del passato che trascorrevano interamente in campagna la loro giornata lavorativa. La pietra è protetta da una falesia più grande quasi a forma di conchiglia che produce un’ombra ampliata da lecci secolari che affondano le loro tenaci radici nella roccia da cui succhiano acqua che li fa vivere e crescere con foglie sempre verdi anche in periodi di grande siccità. A mezzogiorno la macchia dei lecci continua a mantenere la sua coloritura verde-scura perché non raggiunta dal sole mentre la piccola pietra, baciata dal sole, appare nel suo biancore di contrasto e comunica agli abitanti di Melizzano che è mezzogiorno. Ogni tanto mani amorevoli di giovani si arrampicano e esaltano il colore della liscia parete con un leggerissimo velo di vernice bianca per mantenere vivo costante il legame visivo e i ricordi della dura fatica dei campi e per consolidare la tradizione. ’A preta ‘e miziorn, unitamente al secolare tiglio che si trova in una piazzetta del centro storico e soprattutto la fede alla Madonna della Libera , la cui bellissima statua è custodita nella chiesa di Melizzano, sono i pilastri della identificazione della comunità. Vale la pena far partire l’escursione da sotto il maestoso tiglio, dare uno sguardo o visitare il castello ducale e soffermarsi ad ammirare la bellissima statua della Madonna nella chiesa parrocchiale di ottima fattura con i suoi brillanti colori. Si imbocca poi la strada asfaltata che tira verso la fontana di San Vincenzo, ci si rifornisce di acqua e si attraversa la rotabile Frasso-Solopaca e ci si immette su di una sterrata che mena verso ovest in direzione del santuario della Madonna della Libera. Questa è la strada che viene usata per riportare a maggio in processione la statua dal paese al santuario e da cui viene ridiscesa a settembre. Gli escursionisti invece, dopo circa trecento metri di sterrata devono deviare a sinistra, verso sud est e seguire il sentiero che conduce al santuario del Roseto a sinistra del Vallone Vellane. Il sentiero diviene di nuovo sterrata e a circa 500 metri di quota bisogna girare a destra verso ovest e seguire il sentiero che si mantiene sempre in quota altalenante e quasi sempre all’ombra.
A primavera inoltrata, oltre al magnifico panorama della valle telesina e dei monti del Matese, si osservano i fiori del cisto, l’elicriso o zurfaniello, la centaurea minore,la salsapariglia e alberi di olmo e carpino bianco. Quando il sentiero comincia decisamente a scendere per innestarsi sulla sterrata che conduce a Frasso, zona Castello, bisogna deviare a sinistra ove c’è un grande macigno. Qui comincia un sentiero molto ripido, consigliabile ad escursionisti esperti, segnato sulle pietre con vernice azzurra, ma che nella fase finale perde la segnaletica e diventa ancora più ripido. L’alta e scoscesa falesia preannuncia tra le foglie il luogo della pietra di mezzogiorno sulla quale si può salire e guardare il paese di Melizzano. E’ una piacevole sensazione perché si inverte la visione alla quale non tutti o per l’età o per mancanza di allenamento possono partecipare. Per fare il percorso è consigliabile farsi guidare da chi lo conosce e avere come punto di contatto la pro-loco. Più in alto le antenne del Pizzo del Piano a circa 1000 metri dominano tutta la valle e più in alto ancora l’Angelo sorveglia il tutto dalla chiesa rupestre a lui dedicata in territorio di Frasso Telesino.
Luigi Fucci